“No” a richiesta Ecofin di rivedere giudizio e blocco fondi Ue

Bruxelles, 9 dic. (askanews) – La Commissione europea ha respinto al mittente la richiesta del Consiglio Ecofin di rivedere e aggiornare il giudizio dell’Esecutivo comunitario sulla violazione da parte dell’Ungheria del regolamento Ue sul “meccanismo di condizionalità dello stato di diritto”, e la proposta conseguente di congelare i due terzi dei programmi di coesione destinati alla stessa Ungheria per circa 7,5 miliardi di euro.

La richiesta del Consiglio Ecofin, svoltosi martedì scorso a Bruxelles, era motivata dal tentativo di sbloccare il veto di Budapest a una decisione, da prendere all’unanimità, necessaria per attivare il prestito da 18 miliardi di euro per l’assistenza macrofinanziaria che l’Ue si è impengata a fornire all’Ucraina in guerra, durante il 2023.

Il voto unanime serve per aumentare il tetto del bilancio comunitario pluriennale, in modo da includervi le garanzie finanziarie necessarie, da parte degli Stati membri, per poter emettere sui mercati le obbligazioni finalizzate a finaziare il prestito.

Con una lettera indirizzata al ministro delle Finanze ceco Zbynek Stanjura, presidente di turnod el Consiglio Ecofin, il commissario al Bilancio Johannes Hahn spiega con dovizia di argomenti le motivazioni dell’Esecutivo comunitario, e la sua decisione di non modificare neanche una virgola della sua valutazione sul mancato rispetto, da parte dell’Ungheria, del meccanismo sullo stato di diritto.

Questa valutazione della Commissione è contenuta in una comunicazione inviata al Consiglio il 30 novembre, che teneva conto non solo di tutte le informazioni ricevute dall’Ungheria fino al 19 dicembre, ma anche della notifica della legislazione adottata il 22 novembre e di vari annunci relativi a ulteriori atti giuridici che si prevedeva di adottare il 6 dicembre.

“Il 7 e l’8 dicembre – scrive la Commissione in documento di analisi allegato alla lettera di Hahn – l’Ungheria ha comunicato alla Commissione il testo definitivo della normativa adottata il 7 dicembre. Nelle informazioni fornite, l’Ungheria fa anche riferimento a determinati obiettivi intermedi (‘milestones’, ndr) concordati nel Pnrr ungherese”, che secondo il governo di Budapest “risolverebbere la questione correlata riguardo alla procedura di condizionalità” dello stato di diritto.

Ma, continua la Commissione, va notato che quanto previsto da un obiettivo intermedio (‘milestone, ndr) è un impegno da rispettare per il futuro”, e che dunque “non può essere considerato sufficiente per attuare correttamente e integralmente una misura correttiva ai sensi della procedura di condizionalità” dello Stato di diritto, “poiché l’Ungheria non ha comunicato alcun testo giuridico correlato che attuerebbe questo obiettivo”. Secondo l’analisi, in realtà, “solo poche modifiche concrete sono state introdotte nel testo giuridico, in confronto con le versioni sottoposte precedentemente” alla Commissione.

Come spiegato nella comunicazione del 30 novembre inviata al Consiglio Ue, afferma il Hahn nella sua lettera, “la valutazione complessiva della Commissione era che, nonostante le misure adottate dall’Ungheria, il rischio complessivo per il bilancio dell’Unione rimane invariato” ai sensi del meccanismo di condizionalità dello stato di diritto. E questo giudizio, conclude il commissario al Bilancio, “non è mutato, alla luce delle ultime modifiche legislative adottate in Ungheria”.

A questo punto resta un’altra strada, il “piano B” che è già stato delineato dallo stesso Consiglio Ecofin di martedì scorso, nel caso in cui Budapest persistesse a opporre il suo veto: decidere a 26, senza l’Ungheria, di mettere a disposizione le stesse garanzie finanziarie, per lo stesso ammontare complessivo, fuori dal quadro del bilancio comunitario.

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