Il titolare alla Giustizia si era scusato ma non è bastato

Roma, 11 nov. (askanews) – Una battuta riuscita male è costata il posto al ministro della Giustizia giapponese Yasuhiro Hanashi. Il primo ministro Fumio Kishida, infatti, ha deciso di silurarlo e, per effettuare il licenziamento, ha persino rimandato da oggi a domani la partenza per la Cambogia dove si tiene il summit dell’Associazione dei paesi del Sudest asiatico (ASEAN).

Hanashi aveva assunto il ruolo di ministro della Giustizia solo nel mese di agosto. Mercoledì l’ex funzionario dell’Agenzia nazionale di polizia ha pensato di fare una battuta, sostenendo che l’incarico di ministro della Giustizia non dà particolari soddisfazioni in termini di visibilità, di raccolta voti e fondi, tranne “quando poni il tuo sigillo sulle esecuzioni capitali, allora ti ritrovi nei notiziari”.

Questa dichiarazione di totale insensibilità rispetto a un tema scottante come quello della pena di morte ha provocato una bufera di critiche sul ministro, che si è scusato ma questo non è evidentemente bastato a Kishida, il quale si trova in pesante crisi di consensi e non ha margine per tollerare anche ministri gaffeur nel suo governo.

In un primo momento, in realtà, il premier ha cercato di difendere il suo ministro, ma oggi la situazione si è evidentemente resa insostenibile e ha deciso di silurarlo, anche perché è emerso che affermazioni simili erano state fatte dall’esponente politico del suo stesso Partito liberaldemocratico in altre occasioni.

Il Giappone, secondo Amnesty International, è uno dei 18 paesi che lo scorso anno hanno applicato la pena di morte. Nel 2021, dopo due anni di stop, sono stati impiccati tre detenuti. A luglio è stata eseguita l’unica condanna finora per il 2022. Sono 106 le persone che attendono l’esecuzione nel braccio della morte. Talvolta questa attesa può durare decenni, l’esecuzione non viene preannunciata a una data prefissata e, dal punto di vista del detenuto, può avvenire in qualsiasi momento. Solitamente la pena di morte viene comminata per reati particolarmente odiosi e raccapriccianti come la strage.

Hanashi non è il primo membro dell’esecutivo a cadere negli ultimi mesi. Il ministro dell’Interno Minoru Terada ha dovuto rinunciare al suo incarico per lo scandalo del finanziamento alla politica, mentre ancor più pesante per il governo è stata la caduta del ministro della Rivitalizzazione economica Daishiro Yamagiwa, costretto alle dimissioni per i suoi rapporti con la Chiesa dell’Unificazione, il movimento religioso fondato negli anni ’50 dal sudcoreano Reverendo Moon.

Proprio la questione di questo gruppo religioso rappresenta una materia che ha fatto perdere consensi a Kishida. L’assassino dell’ex primo ministro Shinzo Abe, infatti, ha attribuito il suo gesto alla frustrazione per la perdita dei beni di famiglia a causa dell’affiliazione della madre alla chiesa. In seguito alla morte di Abe, un’inchiesta interna al Partito liberaldemoceatico ha individuato legami tra molti parlamentari e qualche ministro e il gruppo religioso. Kishida ha ordinato di tagliare questi rapporti e ha avviato una procedura che potrebbe portare allo scioglimento del movimento religioso in Giappone.

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