Ministro: “Vino de-alcolizzato non è vino, abbia un altro nome”

Milano, 14 nov. (askanews) – “Abbiamo un lavoro duro davanti perché si va verso un’alimentazione che qualcuno immagina possa sostituire con prodotti da laboratorio il nostro modello produttivo che da millenni contraddistingue il cibo che mangiamo e ciò che beviamo. Si parla molto di carni sintetiche, in fondo si fanno più rapidamente e qualcuno dice che così non si uccidono gli animali, ma io garantisco che finché sarò ministro, sui piatti dei nostri figli le bistecche sintetiche costruite in laboratorio non arriveranno, perché ritengo che sia una forma innaturale di produzione”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida intervenuto questa mattina al Mipaaf alla conferenza stampa di annuncio e presentazione della seconda edizione del “Concorso miglior enotecario d’Italia 2023”.

“Questioni di sostanza ma anche terminologiche come questa vicenda del vino de-alcolizzato, un’altra questione che a me pone preoccuazioni” ha proseguito il ministro, aggiungendo “io credo che il vino possa e debba contenere alcol, poi ognuno è legittimato a berlo o a non berlo però diceva Goethe che ‘La vita è troppo breve per bere vini mediocri’, e allora io credo che il vino de-alcolizzato non sia vino ma sia un’altra cosa e se vuoi fare un’altra cosa la chiami con un altro nome: vuoi fare il succo d’uva, chiamalo succo d’uva, vuoi fare il mosto, chiamalo mosto, vuoi fare l’acqua colorata, chiamala acqua colorata ma non puoi pretendere di chiamare vino una cosa che non vino”.

Sottolineando l’importanza di promuovere sempre di più al di fuori dei nostri confini le nostre eccellenze, Lollobrigida ha quindi spiegato che “ho voluto aggiungere il termine sovranità alimentare al nome del ministero nell’ottica di dare a tutti da mangiare e da bere prodotti di qualità, qualità che oggi viene messa in discussione da una visione degenerata della globalizzazione che pone invece nella condizione di immaginare un mondo nel quale si arriverà, forse, a dare da mangiare a tutti a prescidendere da come si produce e da quello che è il prodotto finale”.

Lollobrigida ha ribadito l’intenzione di “difendere la qualità, valorizzando e cercando di rendere sempre più centrale le capacità professionali”, sottolineando che “l’Italia riesce a emergere se si garantisce un protocollo di discrezionalità che mette in condizione di avere una giusta competitività, e che mette in condizione chi ha le corrette competenze di esercitare il proprio ruolo”.

Ricordando l’impegno contro la sofisticazione e la contraffazione dei prodotti agroalimentari, ha quindi evidenziato “l’importanza del riconoscimento che ci deve essere per le nostre eccellenze e per quelle persone che svolgendo un’attività imprenditoriale propria offrono una garanzia ulteriore per il cliente e sono delle antenne in grado di denunciare denunciare eventuali criticità a danno dell’utenza e dei produttori che si trovano ad avere a che fare con una concorrenza sleale”.

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