E tanti altri preoccupati per stop a indennità di discontinuità

Roma, 19 dic. (askanews) – Beppe Fiorello, il trombettista Paolo Fresu (Forum Arte e Spettacolo), Alberto “Bebo” Guidetti de Lo Stato sociale (per La Musica Che Gira), l’attrice Vittoria Puccini (UNITA), Anna Foglietta, Luca Zingaretti, Carlo Testini dell’Arci, Sabina di Marco della Cgil e molti altri artisti hanno organizzato una conferenza presso la sala stampa della Camera dei Deputati per esprimere la forte preoccupazione del settore rispetto al mancato finanziamento in legge di bilancio dell’indennità di discontinuità.

Il diritto affermato dal Parlamento il 15 luglio per centinaia di migliaia di lavoratori e di lavoratrici dello spettacolo potrebbe non risultare esigibile, hanno avvertito. “Questo sarebbe inequivocabilmente segno che il Governo Meloni intende ignorare un intero settore produttivo del Paese, nonostante le iniziali rassicurazioni del ministro Gennaro Sangiuliano”, hanno messo in guardia in un comunicato.

L’approvazione dell'”indennità di discontinuità” è arrivata dopo un complicato iter di confronto durato anni tra la politica, le realtà del settore, professionisti e professioniste che ne fanno parte, hanno ricordato. Processo che, in caso di rifiuto delle coperture sull’indennità di discontinuità, sarà stato completamente vano, hanno denunciato.

L’indennità di discontinuità è uno strumento fondamentale per rendere i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibili e necessarie anche in termini contributivi, si legge nel testo. Quel lavoro non visibile al pubblico, ma che è indispensabile per ogni concerto, ogni spettacolo, ogni esibizione, è riconosciuto dall’indennità di discontinuità: un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici che per essere esigibile dal 2023 deve essere finanziato dal Governo con la legge di bilancio e che richiede l’approvazione dell’emendamento che stanzia almeno 150 milioni per finanziare il provvedimento.

I lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo hanno chiesto “al governo di mantenere gli impegni presi da tutte le forze politiche nella passata legislatura e di far rientrare la discussione sul reddito di discontinuità tra le priorità della legge di bilancio”.

Tra i presenti anche Paolo Calabresi, Carlotta Natoli, Pietro Sermonti, Thomas Trabacchi, Marco Bonini e Mia Benedetta Barracchia.

“Ci sembra strano nel 2023 dover spiegare che siamo utili, importanti e fragili. Siamo anche convinti che non possiamo mollare, non molleremo soprattutto per le nuove generazioni”, ha dichiarato Beppe Fiorello (UNITA).

“Il governo deve assumersi una responsabilità importante, che è quella di riconoscere un ruolo ai lavoratori dello spettacolo. Non vogliamo mance, ristori, noi vogliamo essere lavoratori come tutti gli altri, che portano economia, pagano le tasse, contribuiscono allo stato sociale, che necessitano di vivere con una comunità che permette di lavorare”, ha affermato Paolo Fresu.

“Io sono qui oggi per chiedere al governo di investire in maniera adeguata nella cultura, non solo come attrice – e quindi come operatrice culturale – ma come spettatrice, ascoltatrice, di visitatrice di musei, di cittadina italiana – ha detto Vittoria Puccini (UNITA), sottolineando – inserire all’interno della legge di bilancio un finanziamento adeguato all’indennità di discontinuità – che è Legge approvata in Parlamento lo scorso 15 luglio – significa dare la possibilità a tutti i professionisti dello spettacolo di vivere in maniera dignitosa della propria professione e di uniformarsi al resto dell’Europa”.

“L’indennità di discontinuità è uno strumento che imprime dignità al nostro mondo del lavoro. Siamo qui, in questa sala stampa con dietro la scritta Camera dei Deputati per far vedere che, non solo noi, ma decine di migliaia di persone sono lavoratori e lavoratrici che hanno bisogno di dignità – ha affermato Alberto “Bebo” Guidetti de Lo Stato Social (La Musica che Gira) – Non possiamo pensare di riempirci la bocca con la parola Cultura quando poi non c’è la cultura del lavoro. Questo è un settore che non solo produce tenuta sociale, ma che impiega persone e produce reddito”.

Per Carlo Testini (ARCI): “Questa battaglia sull’indennità di discontinuità è una battaglia secondo me cruciale e simbolica, se noi questa battaglia non la vinciamo vuol dire che francamente questo governo non sta prevedendo una crescita di questo paese con la cultura al centro e questo è un gravissimo errore anche per il futuro”

“Credo che sia essenziale capire – ha dichiarato Sabina di Marco (CGIL) – che quando si parla oggi di questi lavoratori e queste lavoratrici dello spettacolo si parla di lavoro, è un passaggio epocale dal punto di vista culturale e vale per tutti, vale per le maestranze, vale per i tecnici, vale per gli artisti, che hanno trovato dei luoghi comuni di discussione e di elaborazione, e da questo non si torna indietro. Ci sono dei processi sociali che non si fermano e questo è uno di quelli, quindi bisognerà farci i conti qualunque governo venga, di qualunque colore sia”.

“Credo che ci sia uno spettro di un equivoco – ha dichiarato Marco Bonini (UNITA) – che si aggira in questo paese da diversi anni che pensavamo di aver spiegato ai governi precedenti, che si è conclamato in queste stanze quando il presidente Conte durante la pandemia nel febbraio 2020 aveva necessità di dividere i lavoratori in essenziali e non essenziali e per qualche motivo ha pensato che quelli dello spettacolo fossero lavoratori superflui. Non riusciamo a uscire dall’equivoco di doverci giustificare eppure noi forniamo identità collettiva”.

“L’Italia è piccolissima sul planisfero, ma nonostante questo siamo percepiti come eccellenza in vari i campi. Se questo è vero lo è anche grazie alla narrazione che le nostre arti hanno fatto negli secoli e nei decenni addietro. Se il settore che veicola il Paese viene penalizzato è come se tu tagliassi ciò che c’è ti connette al mondo”, ha affermato Luca Zingaretti (UNITA).

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