Compromessi enormi in passato, da qui nasce nostro sradicamento
Roma, 24 ott. (askanews) – “C’è un nostro cammino possibile, lo indica la democrazia: organizzare l’opposizione, nei quartieri e nel Paese. Molti non ci hanno votato, non per il programma, ma accusandoci di non essere credibili perché troppe volte incoerenti. Il recupero di credibilità ora passa anche per la coerenza dei nostri comportamenti”. Affida a Facebook questo ragionamento sul futuro del Pd e del centrosinistra il presidente della regione Lazio e neo deputato del Pd Nicola Zingaretti, che entra nel merito dell’analisi. “Il limite di questi anni a mio giudizio è evidente. Il Partito Democratico ha scelto di governare facendo compromessi enormi, per troppo tempo senza passare per la vittoria e un chiaro mandato elettorale. Non è un’accusa, ma un dato storico. Sicuramente – spiega – è servito al Paese, molte cose buone sono state realizzate e forse andava anche rivendicato di più. C’è un ruolo svolto a difesa della democrazia che rimane un patrimonio. Al tempo stesso, non siamo riusciti a impedire un impoverimento di massa di milioni di persone. Il nostro sradicamento sociale nasce da qui: negli ultimi 14 anni abbiamo governato per 10 anni, legittimamente in una Repubblica parlamentare, ma avendo perso le elezioni abbiamo partecipato a 6 governi. Ebbene, in questo stesso lasso di tempo, nel Paese si è prodotto il più grande incremento delle disuguaglianze dal dopoguerra. Ripeto non è stata una storia di errori. Io – ricorda – manifestai molti dubbi nell’agosto 2019 e, successivamente, segnalai nel 2021 la necessità di affiancare a un fortissimo e autorevole Presidente del Consiglio una maggioranza politica. Una maggioranza che partendo dall’alleanza a sostegno del nostro Governo, Conte2, poteva ulteriormente aprirsi ad altre forze sul modello europeo di Ursula Von der Leyen”. È convinto Zingaretti “bisognava accompagnare l’azione di Governo per rendere più forte l’indirizzo politico e il Governo stesso. Si è preferita un’altra strada e si è ceduto all’ennesima iniziativa di rimozione di una parte della nostra storia. Una storia di governo, segnata come sempre da luci e ombre, ma come formula politica sicuramente in grado di fermare la vittoria delle destre. Comunque, malgrado la nostra debolezza numerica in Parlamento, sono state fatte, anche grazie a noi tante scelte utili a salvare l’Italia su fronti importantissimi. Dobbiamo batterci con durezza e con passione per far vivere e affermare l’impianto del nostro programma, le nostre idee e rilanciare politiche popolari e gli impegni che ci siamo presi: sul lavoro di qualità, sui salari, sulla scuola e la sanità pubblica, sul digitale, sull’energia, sulla parità di genere, sul cambiamento climatico. Favorire la crescita delle nostre imprese – spiega – accompagnandole nella transizione green e digitale e sostenendone gli investimenti in ricerca e innovazione, rendere facile la loro vita e quella di tutti i cittadini, semplificando, combattendo la cattiva burocrazia. E insieme vigilare con intransigenza sui diritti che la destra minaccia di abbattere. Questi capitoli devono diventare “l’agenda del Pd”, da far vivere nelle strade, nelle piazze, e da promuovere con tutta la nostra forza in Parlamento, perché solo contenuti, uniti a coerenza e visione, creano le condizioni per ricostruire un nostro radicamento sociale”. E torna a ribadire un concetto suo da sempre: “non possiamo lavorare da soli, ma dobbiamo farlo rendendo protagonisti e “decisore” un popolo diffuso e spesso organizzato nella società responsabile, nei comitati, associazioni, nella cultura, nel terzo settore spesso con tanti amministratori. Questo popolo aveva risposto all’appello di “Piazza Grande”, è stato il protagonista delle vittorie alle ammnistrative e alle europee, ma poi io stesso non sono riuscito a farlo contare abbastanza nelle dinamiche interne. Per questo il processo politico, popolare, sociale e culturale, fatto tra e con le persone, in piazze grandi dei nostri Comuni “è”, secondo me, il processo costituente di cui abbiamo bisogno. Ma dobbiamo muoverci. Non possiamo fare errori” avverte. continua a leggere sul sito di riferimento