Dotata di strumenti sofisticati per mappare i fondali marini
Roma, 21 ott. (askanews) – Lunga 84 metri per 2.000 tonnellate di stazza, la nuova nave oceanografica del Cnr – denominata Gaia Blu – ha concluso la sua prima missione: ventuno giorni nel mare del Golfo di Napoli durante i quali ha mappato quasi 5.000 chilometri quadrati di fondali di cui è in grado di rilevare la morfologia con una precisione senza precedenti grazie ai sofisticati strumenti di rilievo barimetrico di cui è dotata. Gaia Blu è stata donata dallo Schmidt Ocean Institute (SOI) al Cnr grazie ad un progetto sulla importanza della ricerca nel Mediterraneo, uno degli “hot spot” del cambiamento climatico, progetto che ha vinto la gara internazionale indetta dal SOI tra tutti gli Enti e Istituti di ricerca del mondo. “Il successo di questa campagna oceanografica sta in tre aspetti fondamentali – dice Marzia Rovere, ricercatrice Cnr-Ismar e capo missione scientifico – la risoluzione dei tre strumenti batimetrici installati a chiglia della nave, che possono indagare i fondali dalla costa fino a profondità di diverse migliaia di metri, la precisione ed efficienza nell’elaborazione dei dati, e la rapidità nel trasferire e rendere i dati e gli elaborati disponibili ai colleghi a terra con aggiornamenti ogni 24 ore via satellite”. In Italia non ci sono precedenti confrontabili con questo livello di operatività. “Oggi è fondamentale fornire rapidamente i dati raccolti a una vasta comunità di scienziati marini che li possano utilizzare per i propri scopi secondo la logica della scienza aperta – afferma Federica Foglini, tecnologa dei dati Cnr-Ismar – e questo perché le grandi infrastrutture, come le navi oceanografiche, hanno un alto costo e i dati da loro prodotti devono poter essere utilizzati più volte e per una molteplicità di scopi che va oltre le specifiche curiosità scientifiche di chi ha effettuato il rilievo”. Un motivo di interesse nel ripartire dal Golfo di Napoli, con una crociera denominata non a caso “Jamme Gaia” è stato effettuare un confronto con un rilievo fatto circa vent’anni fa da ricercatori e tecnologi del Cnr partenopeo per “valutare l’evoluzione delle strumentazioni sul piano tecnologico ma anche l’evoluzione del fondale sotto la spinta di processi naturali, come le attività fumaroliche legate agli apparati vulcanici ben noti a terra, e gli impatti dell’uomo sui fondali” ricorda Renato Tonielli, tecnologo del Cnr-Ismar e decano tra i più esperti in queste tipologie di rilievo. L’attualità e l’importanza della missione di Gaia Blu si impernia però soprattutto sul fatto che i fondali marini – il più grande bene comune del pianeta – sono fortemente impattati dall’uomo con conseguenze ancora non calcolabili sulla biodiversità e le generazioni future. “I fondali marini – dichiara Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr – sono al centro di una nuova ‘corsa all’oro’, spinta da una domanda crescente di risorse biologiche e minerarie come metalli e terre rare, necessari alla transizione energetica. Le conoscenze scientifiche che otteniamo grazie alle campagne di ricerca marina effettuate con la nave Gaia Blu, possono invece contribuire a contrastare un approccio allo sfruttamento lineare e intensivo delle risorse marine, che non rispetti la biodiversità e la sostenibilità. Sull’economia del mare l’Italia gioca oggi, inoltre, un ruolo di coordinamento europeo nell’ambito della partnership dedicata all’economia blu sostenibile – coordinata dal nostro Ministero della Ricerca con il supporto del Cnr e della comunità scientifica nazionale – e per farlo ha bisogno anche di rafforzare la leadership nella conoscenza scientifica dell’oceano, a partire da quella della morfologia dei fondali e degli ecosistemi che li abitano”. Mentre si va a caccia di risorse nella colonna d’acqua, sui fondali e sottofondo, – evidenzia il Cnr – si cerca anche di definire un quadro di “pianificazione dello spazio marittimo” per un utilizzo sostenibile e per una gestione non conflittuale tra i potenziali usi del mare. Sapere quanto il mare è profondo in ogni punto, come è strutturata la morfologia dei suoi fondali e, in particolare, dove e quanto rapidamente le attività dell’Uomo stiano contribuendo alla trasformazione dei fondali, distruggendone la biodiversità (come accade ad esempio con la pesca a strascico) corrisponde al contributo di ricerca di questa prima campagna di Gaia Blu per un utilizzo sostenibile del mare e delle sue risorse. continua a leggere sul sito di riferimento