Non era stato previsto un afflusso così massiccio di giovani
Roma, 31 ott. (askanews) – La polizia sudcoreana ha ammesso oggi di non aver previsto un afflusso così massiccio di giovani nel quartiere dei divertimenti di Seoul, Itaewon, per Halloween, che ha provocato al parapiglia con la morte per schiacciamento di almeno 154 persone e il ferimento di 139, 33 dei quali in maniera grave. Il capo dell’Agenzia nazionale di polizia sudcoreana Hong Ki-hyun, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Yonhap, ha ammesso che la polizia non è stata in grado di prevenire la tragedia perché non aveva previsto la portata dell’afflusso in occasione di Halloween. “Era previsto che ci fosse una grande quantità di persone che si sarebbe riunita. Ma non ci aspettevamo questa strage su larga scala prodotta dall’afflusso di persone”, ha affermato Hong. “Mi è stato detto dagli ufficiali sulla scena – ha aggiunto – che non avevano rilevato un improvviso incremento della folla”. Hong ha chiarito che sul luogo, a effettuare lavoro di prevenzione anti-crimine, erano stati dislocati 137 agenti di polizia, rispetto ai 37-90 degli anni precedenti al Covid-19. Il loro compito era dirigere il traffico e controlare che non ci fossero reati tipici degli eventi come Halloween: traffico di sostanze stupefacenti, piccoli furti, stupri. A regolare l’enorme traffico di persone che si è riversato su Itaewon per il primo Halloween senza restrizioni dall’inizio della pandemia non aveva pensato nessuno. La strage è avvenuta in un vicolo, una strettoia che non consente il passaggio di più di sei adulti alla volta. Hong ha assicurato che d’ora in poi verranno messe in campo nuove strategie per prevedere la portata di eventi che manchino di un definito organizzatore. L’Ufficio nazionale d’indagine, dal canto suo, ha formato un team di 475 persone per indagare sulle cause della strahe. “Abbiamo formato un team speciale investigativo che sta verificando le circostanze dell’incidente interrogando i testimoni e analizzando le immagini video”, ha spiegato Nam Gu-jun, campo dell’organismo d’indagine. Il team ha già interrogato 44 testimoni e visionato le immagini di 52 camere di sorveglianza. Poi ci sonoi video postati sui social media, che anch’essi saranno sottoposti a indagine. Finora non ci sono notizie di reato contro alcuno. continua a leggere sul sito di riferimento