Teologo ceco: “Difendersi da politici cinici che usano religione”
Firenze, 1 dic. (askanews) – La Chiesa come “ospedale da campo”, una Chiesa meno “chiusa nelle proprie certezze” e più coraggiosa, capace di “abbandonare l’egocentrismo” e di “non soccombere alla nostalgia che fa rimanere bloccati in una forma gretta di cristianesimo”. E’ questa la sfida che attende la Chiesa secondo Tomas Halik, teologo e filosofo ceco, ordinato sacerdote clandestinamente sotto il regime comunista, che ieri a Firenze, in una gelida ma affollata basilica di San Miniato al Monte, ha presentato il suo libro “Pomeriggio del cristianesimo – Il coraggio di cambiare” (Vita e Pensiero).
Halik, richiamando l’urgenza di “superare il clericalismo con un processo di sinodalità” e con una “riconnessione profonda con la dimensione fondamentale della fede”, ha parlato a quella che l’abate Bernardo Gianni, guida spirituale di San Miniato, ha definito una “Chiesa impaurita e incapace di immaginare cieli nuovi e terra nuova”, una Chiesa che ha bisogno “di lasciarsi inquietare”, di uscire dalla nostalgia del passato, dal “mattino”, appunto, del cristianesimo, secondo la metafora usata da Carl Gustav Jung per la vita dell’uomo e ripresa da Halik per investigare il cammino della Chiesa.
Proprio in un tempo di smarrimento, “in cui chiese e seminari si stanno svuotando”, in cui guerra, pandemia e povertà mordono, torna a risuonare, ha spiegato Halik, l’invito di Gesù Cristo a “prendere il largo e gettare ancora le reti”: “Dobbiamo dare al cristianesimo una nuova possibilità che non significa rifare le stesse cose, commettendo gli stessi errori, ma andare in profondità” perchè “l’umanità ha bisogno di un capitale sociale di speranza” proprio oggi che “crescono le forze che fomentano la paura: populismi, nazionalismi, estremismo religioso”.
A questo proposito, rispondendo a una domanda sui politici che – anche in Italia – usano simboli e immaginario religioso a scopo di propaganda, Halik ha ribadito come “l’uso politico e l’abuso della religione è molto pericoloso e si deve stare molto attenti a questo” perchè si rischia di ridurre la fede “a una espressione identitaria” per cui si finisce per “demonizzare” l’avversario o comunque tutto “viene presentato come una battaglia apocalittica tra il bene e il male”. Inoltre, “viene sottostimato il potere psicologico di questo abuso e politici cinici possono usarlo in modo nocivo, dobbiamo difenderci da questo”.
“Oggi il cristianesimo si trova alle soglie del pomeriggio della sua storia, siamo a un bivio, si stanno aprendo molti nuovi modi di essere cristiani e la Chiesa – ha osservato Halik – può essere un luogo di accompagnamento spirituale, un ospedale da campo” visto che “la società contemporanea non è costituita solo da credenti e non credenti” ma “c’è un numero crescente di persone che si definiscono ricercatori spirituali”. La Chiesa, dunque, deve entrare “in aperto dialogo con queste persone, non si tratta di fare proselitismo o di chiuderli nei confini spirituali delle chiese” ma di dare avvio “non a una missione unilaterale ma a un accompagnamento reciproco, non possiamo approcciarle dicendo ‘io ho la verità’, non siamo Gesù Cristo” ha concluso Halik.