Coinvolti altri giganti nipponici: NTT, Denso, Sony, NEC, SoftBank
Roma, 10 nov. (askanews) – Il Giappone potrebbe avere presto il suo campione nazionale dei chip: la Toyota Motor costituirà un consorzio di nove compagnie nipponiche per lanciare una nuova entità destinata a sviluppare i semiconduttori di prossima generazione. Lo scrive oggi il Nikkei shimbun, in un momento in cui il settore dei chip è in fibrillazione.
La nuova compagnia dovrebbe cominciare a immettere i propri prodotti sul mercato nella seconda metà del decennio. L’obiettivo è inserirsi nella strenua competizione per i chip di nuova generazione, fornendo una piattaforma che collabori anche con compagnie Usa e coi governi dei due paesi.
I nomi coinvolti nell’operazione sono grossi. Oltre a Toyota, che è il più grande produttore di auto al mondo e che ha subito forti contraccolpi per i colli di bottiglia che la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno determinato nell’approvvigionamento dei chip, ci sono la Denso, NTT, Sony Group, il poduttori di chip Kioxia, la NEC e SoftBank. Ognuno di questi metterebbe nel progetto circa 7 milioni di euro.
L’operazione avrebbe il beneplacito del governo di Tokyo, che interverrebbe anche per sussidi.
A coordinare l’operazione sarebbe stato Tetsuro Higashi, ex presidente di Tokyo Elctron, un produttore di chip. Come partner finanziario è uscito il nome della MitsubishiUFJ Bank.
La nuova compagnia avrà un nome latino, Rapidus (“rapido”), e svilupperà semiconuttori con tecnologia “al di là dei 2 nanometri”. Attorno al 2030 punta ad avere contratti con compagnie che usano questi chip: produttori di seminconduttori, data center, computer. Inoltre verranno utilizzati per prodotti ad alte performance computazionali, che servono per i network di comunicazione avanzati e per vetture a guida totalmente autonoma.
Attualmente a essere in vantaggio in questa corsa sono il gigante taiwanese TSMC e la sudcoreana Samsung Electronics, che hanno già una produzione industriale di chip di 3 nanmetri e intendono produtrre quelli a 2 nanometri nel 2025.
Tuttavia la rischiosa situazione geopolitica determinata dalla pandemia e dalla guerra ucraina ha attivato molte compagnie, che hanno bisogno di assicurarsi chip avanzati per i loro prodotti. Sullo sfondo, poi, si delinea anche il tentativo della Cina di ridurre il gap e di entrare anch’essa nella competizione.
Giappone e Stati uniti hanno firmato un accordo di cooperazione per la ricerca e sviluppo nel campo dei semiconduttori di prossima generazione. Entro quest’anno istituiranno un centro di ricerca congiunto che collaborerà con università e imprese.
Tokyo a sua volta ha da colmare un ampio gap, essendosi affidata ormai da molti anni per il suo approvvigionamento da fonti estere. Le ultime linee di produzione di semiconduttori logici autoctone sono quellle a 40 nanometri. Saranno necessarie quindi ingenti risorse per fare questo salto quantico.
D’altronde la stessa TSMC sta entrando in Giappone con una presenza diretta, sia pure su segmenti di tecnologia non certo avanzatissimi: a Kumamoto, nell’isola meridionale di Kyushu, è in costruzione un impianto per la produzione di chip tra 12 e 28 nanometri.