Il killer doveva ricevere 150mila dollari
Roma, 1 dic. (askanews) – Secondo il quotidiano Usa Washington Post, l’Iran avrebbe cercato di assassinare il filosofo francese Bernard Herny-Lévy. Il giornale cita “documenti governativi” e confidenze di “funzionari americani, europei e mediorientali”.
Durante una delle sue ultime interviste, il celebre filosofo francese disse a Le Figaro: “solo la morte mi fermerà”. L’ha sfiorato senza saperlo? Secondo il Washington Post, che pubblica questo giovedì una lunga inchiesta sugli abusi iraniani nel cuore del mondo occidentale, Bernard-Henri Lévy è stato l’obiettivo di un attentato orchestrato dalla forza di Al-Quds, l’unità d’élite dell’Islam Guardie rivoluzionarie in Iran – i servizi clandestini dell’esercito ideologico del regime di Teheran. Secondo le informazioni del Washington Post, che afferma di aver consultato “documenti governativi” e intervistato “una quindicina di funzionari dei servizi di intelligence americani, europei e mediorientali”, il governo iraniano ha intensificato a proporzioni preoccupanti i suoi piani diretti ad assassinare o rapire personalità occidentali ostili ai suoi interessi, in particolare attivisti o giornalisti. Secondo quanto riferito, Teheran ha anche recentemente preso di mira ex leader statunitensi di alto livello, nonché dissidenti fuggiti dal paese. Ogni volta secondo una procedura che si ripete: agenti iraniani si avvicinano a degli spacciatori e offrono loro una grossa somma di denaro in cambio dell’esecuzione del delitto.
Tra i bersagli, quindi, di questi tentativi falliti ci sarebbero l’ex consigliere della Casa Bianca John Bolton, uomini d’affari israeliani rimasti a Cipro, e quindi anche BHL. Le forze speciali iraniane avrebbero contattato un commerciante iraniano a Parigi per incaricarlo del ‘lavoro’ in cambio di 150.000 dollari per lui e per i suoi complici. L’intellettuale e giornalista non ha mai nascosto la sua avversione per il governo dei mullah in Iran, e ha invocato ancora lo scorso ottobre, sulle colonne di Le Point, una “rivolta di emancipazione” nelle strade del Paese, scosso da un movimento di inedito protesta in seguito alla morte di una giovane donna arrestata dalla polizia del regime.
Non è la prima volta che si parla di questo progetto di assassinio, ma ogni volta è stato insabbiato: così, lo scorso aprile, i media israeliani hanno accennato all’esistenza di un complotto iraniano volto ad eliminare, tra gli altri obiettivi, “un giornalista ebreo francese “. Già si parlava della somma di 150.000 euro. Citando il famoso analista israeliano Yossi Melman, Le Figaro ha poi riferito che l’assassinio da parte di Israele di un ufficiale iraniano a maggio era collegato a questo progetto di assassinio, alimentato da un sicario che lavorava per il colonnello Khodayari, che stava conducendo operazioni all’esterno per conto di Teheran.
Sempre il Washington Post riporta che è stato sventato un tentativo di rapimento ai danni di Masih Alinejad, giornalista americana di origine iraniana, nota anche per il suo impegno a favore dei diritti umani in Iran.